Storia
Fano: Oligarchia Nobiliare
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Le numerose lotte intestine che caratterizzarono il periodo
della “libertas ecclesiastica” finirono per gettare la città in mano a
un’oligarchia nobiliare egoista e litigiosa mentre la città cadeva in un
disastroso stato di depressione economica e amministrativa. L’appartenenza
al Consiglio generale, divenne un privilegio riservato ai soli cittadini fanesi
appartenenti alla nobiltà, con esclusione assoluta di artigiani ed esercenti le
arti meccaniche e mercantili. Tutto ciò sotto l’occhio vigile di un Governatore
prelato, di diretta nomina pontificia. La città era costellata di chiese e
conventi, immobile nella sua cinta di mura e bastioni, come quello
cinquecentesco del Sangallo, destinato a proteggerla dai temuti sbarchi dei
corsari turchi e saraceni, con il suo seicentesco porta-canale e con il fitto
reticolato di strade e stradine del nucleo urbano, affiancate da basse casette a
schiera alternate a severe dimore patrizie. Fra gli aspetti positivi, da
segnalare il mecenatismo di nobili e prelati che portò ad operare per Fano
artisti famosi le cui opere abbelliscono ancor oggi le maggiori chiese e i
palazzi cittadini; un mecenatismo che sostenne e alimentò gli studi e la cultura
con la pubblicazione di opere letterarie, storiche e giuridiche, con la
fondazione di accademie, l’allestimento di spettacoli, l’esecuzione di musiche
corali e strumentali, la costruzione di biblioteche e l’apertura di scuole,
seminari e collegi, anche a livello
universitario.
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