Il paese di Saltara (m 160 s.l.m.)
si trova nella zona collinare in riva sinistra del Metauro, a circa 14 km dal
mare. I terreni sono di tipo arenaceo e argilloso, mentre nella valle del
Metauro, dove sorge la frazione di Calcinelli con la sua zona industriale, si
trovano alluvioni ghiaiose e sabbiose. Ai confini con il territorio comunale di
Serrungarina sorge il convento di S.Francesco in Rovereto. Da ricordare inoltre,
lungo la strada che porta a Cartoceto, la Villa del Balì, restaurata e sede di
un museo interattivo di scienze con annesso planetario.
Il paesaggio delle colline è di tipo rurale, con
siepi, piccoli lembi di bosco e alberature sparse o distribuite lungo le strade
campestri, i fossi e le scarpate.
Le siepi più antiche e fitte sono
composte dalle stesse specie vegetali che crescono nei boschi circostanti:
querce, olmi campestri, biancospini, rose canine e prugnoli. Nonostante sia
grande la loro importanza come frangivento, delimitazione di proprietà, cibo e
rifugio per la fauna selvatica, vanno progressivamente scomparendo a causa delle
trasformazioni agrarie.
I boschi, posti su scarpate, sono
dei piccoli querceti su suolo da mediamente umido a più o meno secco (mesofili e
meso-xerofili), costituiti da alberi come la Roverella (Quercus pubescens),
l'Orniello (Fraxinus ornus), il Sorbo comune (Sorbus domestica), l'Acero
campestre (Acer campestre) e l'Olmo campestre (Ulmus minor), che formano con le
loro chiome la copertura del bosco. Al di sotto e soprattutto al bordo esterno e
nelle radure, cresce un insieme di cespugli, quali il Ligustro (Ligustrum
vulgare), la Berretta da prete (Euonymus europaeus), il Biancospino (Crataegus
monogyna), il Sanguinello (Cornus sanguinea), il Prugnolo (Prunus spinosa) e la
Rosa canina (Rosa canina). Le piante del sottobosco crescono ora fitte ora rade
a seconda della luce tra il soffice e spesso strato di foglie cadute: tra le
tante la Primula (Primula acaulis), le Violette (Viola sp. pl.), e i Ciclamini
(Cyclamen hederifolium, C.repandum). Olmi e grandi esemplari della quercia
Roverella crescono isolati nei campi o presso le case coloniche. L'Olmo
campestre (Ulmus minor) è un albero comune nelle campagne. Tipici i suoi frutti
leggeri e membranosi , che si formano e cadono ancor prima dello spuntare delle
foglie. Il suo fogliame veniva usato un tempo come foraggio.
La Roverella è la quercia tipica di
questa zona. Alta sino a 25 m, porta frutti (ghiande) mangiati da mammiferi e
uccelli, un tempo usati per alimentare i maiali e in periodi di carestia per
fare il pane. Il territorio è prevalentemente coltivato a cereali, vigneti e
oliveti.
La casa colonica tipica della zona
è riconducibile al "tipo centro-appenninico", caratterizzato da un edificio a
pianta rettangolare disposto su due piani, con corpi accessori sui lati più
corti e la capanna distaccata. All'interno sono ubicati: al primo piano la
stalla, la cantina e la cucina, al secondo le camere da letto e a volte anche il
granaio. la scala è per lo più interna e spesso coincide con l'asse di simmetria
degli ambienti. I depositi, i magazzini, i ricoveri per gli animali da cortile
ed il forno trovano posto nei corpi secondari addossati ai lati dell'edificio e
in capanne distaccate da esso.
Le edicole religiose sorgono ancora
lungo le strade di campagna. Si tratta di modeste costruzioni a colonna
provviste di una nicchia nella quale erano poste immagini su tela o tavola
oppure statuette di coccio raffiguranti per lo più la Madonna, oggi mancanti o
sostituite da figure su cartone o di plastica. Sul tetto a due spioventi è
fissata una piccola croce. La loro storia è antichissima; come molti riti della
cultura rurale spesso i santi scelti nelle raffigurazioni rappresentano una
difesa dai pericoli naturali.
Il panorama che si apre verso Est mostra la bassa
valle del Metauro e le alture situate in riva destra, tra cui quella dove sorge
il paese di Montemaggiore.
Il Fiume Metauro ha una lunghezza
di circa 110 km e nasce come T. Auro sul Monte Maggiore dell' Alpe della Luna.
Gli affluenti principali sono il T. Meta, il F. Candigliano (coi subaffluenti T.
Burano, T. Bosso e T. Biscubio), il T. Tarugo, il Rio Puto ed il Rio Maggiore.
Possiede un regime torrentizio, con portate relativamente alte da novembre a
marzo e basse da luglio a settembre. Sfocia nell'Adriatico nei pressi di Fano.
Lungo il corso del Metauro e dei suoi affluenti cresce il bosco ripariale
igrofilo, con pioppete e saliceti. Verso Sud-Ovest sono visibili il Monte
Paganuccio, che assieme al Monte Pietralata rinserra la Gola del Furlo, e il
Monte Raggio (m 491) che sovrasta Fossombrone.
Il Furlo è una gola rupestre di
natura calcarea che spezza trasversalmente il complesso montuoso del Monte
Paganuccio (m 976) e del Monte Pietralata (m 889) appartenente ai Comuni di
Fossombrone, Fermignano, Acqualagna e Cagli. In questo ambito sono presenti,
oltre alla Gola dalle pareti strapiombanti, anche boschi, arbusteti, pascoli
sommitali e l'invaso artificiale del Fiume Candigliano. Dal 2001 questo
territorio è compreso nella Riserva Naturale Statale "Gola del Furlo". Di grande
interesse sono gli aspetti paesaggistici, la flora delle pareti rocciose e varie
specie di animali rari o poco diffusi quali l'Aquila reale, il Pellegrino, il
Rondone maggiore, la Rondine montana, il Lupo e il serpente Cervone.
Ancor più lontano si intravede il Gruppo del
Monte Catria. Con i suoi 1701 m il Monte Catria, il "gibbo" di dantesca
memoria, rappresenta la montagna più alta della Provincia di Pesaro e Urbino. Il
Gruppo del Catria comprende altre due cime minori: il Monte Acuto (m 1668) e il
Tenetra (m 1240). Il suo territorio è compreso nei Comuni di Cagli, Frontone,
Cantiano e Serra S.Abbondio. Il Catria possiede una grande importanza
paesaggistica e naturalistica: comprende pareti rocciose dirupate, gole, prati
sassosi, pascoli, boschi, arbusteti e ruscelli. La struttura è quella di una
grande piega anticlinale di strati prevalentemente calcarei che include anche i
Monti Nerone e Petrano, posti più a Nord-Ovest. Di grande interesse sono le
specie vegetali che crescono negli ambienti rocciosi e nei prati sassosi, per le
quali sono state istituite ben sette aree di tutela floristica regionale.
Vistosissime sono le fioriture di Viola di Eugenia, Primula, Genziane, Narciso,
varie Orchidee e Nontiscordardimè. I boschi al di sopra dei 900 metri sono delle
faggete, mentre al di sotto in prevalenza degli orno-ostrieti, caratterizzati
cioè dall'Orniello e dal Carpino nero, accompagnati da altre caducifoglie come
Aceri e Roverella. La lecceta è presente in alcuni punti del Gruppo del Catria.
La fauna comprende specie di grande interesse scientifico: da ricordare l'Aquila
reale, il Pellegrino, la Coturnice e il Fringuello alpino. Per la sua importanza
naturalistica il Monte Catria è stato proposto come parco naturale nel Piano
Paesistico Ambientale Regionale delle Marche.
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