| 
        
        
                
   
Per qualcuno il rafano è solo 
una pianta ornamentale coltivata per i fiori bianchi e le grandi foglie che 
nell’insieme possono superare il metro d’altezza. Ma questi cespugli di 
bell’aspetto, coltivati nelle campagne di Barchi sin dai tempi dei Romani, hanno 
in realtà un’altra caratteristica ben più apprezzata: le grosse radici 
rizomatose che sviluppano sotto terra le piante con almeno 2 anni di età sono 
molto apprezzate in cucina per il loro caratteristico sapore 
piccante. 
La radice viene asportata in autunno e si può 
conservare stratificata nella sabbia per mantenerla fresca o, più spesso, si 
grattugia e si conserva in vasetti sotto aceto.  
Conosciuto anche come Barbaforte, Cren, 
Rusticano, il rafano possiede varie qualità salutari. La radice, cotta e 
consumata come verdura, apporta all’organismo una discreta quantità di proteine. 
Inoltre, ha buone qualità antiscorbutiche. Come depurativo, anticatarrale e per 
combattere le bronchiti si può utilizzare l’infuso. Il rafano ha poi proprietà 
diuretiche che lo rendono prezioso nei casi di gotta e può essere usato 
efficacemente come revulsivo. Basta far macerare la radice ridotta in poltiglia 
con della grappa, il composto così ottenuto va strofinato energicamente sulla 
parte malata per sciogliere il dolore. Si consiglia soprattutto negli strappi 
muscolari e nei dolori artritici.
  
       |