Marcabella propone...
Tra rinnovamento e tradizioni
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Oggi la Marcabella risorge grazie alla piccola impresa, ed
offre al visitatore, tutta una cultura originale che, grazie all’isolamento, è
rimasta pressoché immutata. Qui, è possibile trovare l’anima più nascosta
della Marcabella, e lo svolgimento del territorio è una splendida narrazione
progressiva. Dalle morbide colline all’altezza di Mondavio, dove la presenza
umana lascia i segni nella coltivazione intensiva, ci si muove verso Ovest dove
i rilievi diventano via via più importanti e le coltivazioni più rade; sui
crinali emergono affioramenti di calcare massiccio mentre la nostra esplorazione
termina sul monte Catria, autentico signore dell’area. Via via i paesi e la
presenza umana si riducono, la natura prende il sopravvento, l’esplorazione si
fa più solitaria e meditativa. Non a caso proprio in questi luoghi si trova
l’eremo di Fonte Avellana appoggiato al fianco del monte Catria. Databile
attorno all’anno 1000, vede tra gli ospiti illustri Dante, che deve esserne
rimasto particolarmente colpito, visto che lo cita nel Paradiso. Dal 1600
appartiene ai Camaldolesi, conserva una bella chiesa romanico-gotica con la
cripta che obbliga ad un elevato presbiterio. Opera notevole lo scriptorium
dall’architettura tutta volta al massimo sfruttamento della luce, così è facile
immaginare gli amanuensi intenti alla creazione dei loro capolavori.
Ragguardevole la biblioteca con oltre 10.000 volumi databili XVI e XVII secolo.
Inoltre i frati continuano nella meritoria arte erboristica, ed offrono liquori
a base d’erbe raccolte su queste montagne. Anche i castelli assumono un’aria
più austera e la loro funzione di sorveglianza del territorio diventa più
evidente. A Frontone, la rocca è arditissima ed imponente, ottimamente
restaurata, da secoli domina il “mondo” sottostante. A circondarla una serie di
vicoli ottimamente conservati che fungono da balcone alla valle. Qui sono famose
crescia e funghi, in onore dei quali si svolge una mostra mercato. Ancora la
pietra è protagonista a Cagli dove sopravvive la Rocca, che una gestione
illuminata ha trasformato in Centro di scultura contemporanea. Il palazzo
comunale è stato restaurato nel 1476, ed in alcune sale è stato allestito il
Museo Archeologico della Via Flaminia che ci narra le vicende di una delle vie
più importanti dell’impero Romano. Il ponte Mallio, appena fuori paese, è viva
testimonianza della gigantesca opera. Mirabile il teatro con decorazioni del
Venanzi inaugurato nel 1878. Pergola è famosa per i suoi vigneti, ma
conserva anche il più prezioso gioiello archeologico dell’area, i Bronzi di
Cartoceto. Si tratta di un gruppo equestre, d’età giulio-claudia, composto da
due figure a cavallo e da due figure femminili in bronzo dorato. Rarissimi sono
gli esemplari sopravvissuti al medioevo che rifondeva tutte le statue per farne
materia prima adatta alla guerra. Il seppellimento da parte di alcuni
briganti, sembra essere la ragione di questo miracolo. L’impatto con l’opera è
emozionante, e le statue sono così ricche di simbologia, da farne un vero e
proprio trattato della mitologia del tempo. Pergola è famosa anche per i
tartufi. Ma ogni paese di questo ricco entroterra ha le sue attrattive
culturali, architettoniche e frequentemente un prodotto tipico e una festa o una
sagra di antiche origini. A San Lorenzo in Campo (una volta “in silvis”,
nella selva) trova dimora l’Abbazia Benedettina romanico-gotica costruita sui
resti di un tempio di Adone. All’interno si trovano quattro colonne in granito
grigio del 1500 a.C., provenienti dall’Egitto e portate dai romani per i loro
templi. La parte più antica del paese è medioevale, dominata dal Palazzo Della
Rovere del 1565, all’interno del quale si trova il teatro Mario tiberini;
prodotti tipici di San Lorenzo sono il farro e le cipolle. Non dimenticate di
bere un sorso di acqua sulfurea alla fonte del parco di Via Molina, sembra sia
miracolosa! A Montefelcino un trekking delle mura permette di incontrare gli
antichi mestieri, mentre è d’obbligo una visita al Palazzo del feudatario, al
quale è dedicato anche un mercatino di antica memoria. Sant’Ippolito è
stimata per i suoi scalpellini che contribuirono ad abbellire il palazzo dei
papi di Avignone, della loro opera si trovano testimonianze nelle vie del paese.
A San Giorgio è possibile degustare i prodotti tipici all’interno delle
grotte, ove è stato ricavato il museo di antica civiltà contadina, mentre nella
sala del consiglio comunale incontrate un drago rosso. Serra Sant’Abbondio é
celebre per il palio della rocca e per il castello medioevale, e ricordate, è da
qui che passò Dante sulla via dell’eremo di Fonte Avellana. Splendidamente
posizionata, Fratte Rosa domina le due vallate del Cesano e del Metauro; un
tempo piccolo stato, la Ravignana oggi è conosciuta per le sue terrecotte nere
resistenti al fuoco e per le coltivazioni di fave.
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