Notiziario - Numero Unico
Dalla prima pagina: Il Carnevale a Fano. Alcuni anni
or sono la Carnevalesca, società fanese pei divertimenti, annunciava con grandi
manifesti, a lettere cubitali, l’arrivo a Fano del Carnevale ed invitava i
cittadini ad andare festosamente ad incontrarlo. Quest’anno il Carnevale che
è già entrato silenziosamente nella nostra città, minaccia d’uscirne anche più
silenziosamente. Non vedo infatti annunciati né corso di maschere, né tombole,
né altro: solo il manifesto “Grande veglione in maschera a beneficio del
patronato” sta a ricordarci in quale epoca dell’anno ci troviamo. In verità le
mamme e i babbi potranno ben essere contenti: i giovani fanesi non hanno alcuna
intenzione di spendere qualche diecina di lire, in questi giorni, in confetti, o
in balli o in mascherate. Non era così una volta! I giovani d’allora, che ora
hanno i capelli bianchi e sono in parte scomparsi, provavano un grande
divertimento a percorrere un paio di volte il nostro tortuoso corso, nascosti in
vari e bei costumi, ricchi di confetti dal lanciare alle belle fanciulle che
gremivano, adornando, le finestre delle nostre case scrostate, o i crocicchi
delle vie. Ma i tempi ora sono mutati: i giovani d’oggi stimano
ridicolaggini, buffonate, quelle cose che una volta sembravano divertenti;
sentono disprezzo per esempio dei corsi di maschere e simili, non più degne del
secolo XX, tralasciate dalle città grandi ed emigrate nei paesetti di poche
centinaia di abitanti o nei piccoli borghi. Va bene: ammetto che tutti quei
divertimenti siano un avanzo del medio evo, non compatibile col progresso del
nostro secolo. Ma la natura umana ha bisogno d’un poco di svago, di qualche ora
in cui possa dimenticare le noie e le preoccupazioni d’un anno intiero. Ha avuto
sempre questo bisogno dagli antichi tempi fino a pochi anni or sono – già che i
Romani ammettevano che semel in anno licet insanire, e il popolo Romano non era
uno di quelli che amasse passare il suo tempo in feste – e lo sente più grande
ora in cui tutti si vive affaccendati, in cui si lavora più intensamente e si
consumano le energie con più rapidità, costretti come siamo, dal bisogno d’un
maggior guadagno (sono tanto mutate le esigenze della vita!). Ma i moderni
giovani fanesi, posto in un canto i divertimenti antichi (che apportavano un
certo beneficio alle finanze dei nostri commercianti) non hanno creduto di
dovere, o non hanno saputo sostituirli. Dipende forse ciò da quella apatia
ereditaria, tanto lamentata e tanto combattuta che affligge la nostra Fano in
particolare, e le Marche in generale? Si scuotano i giovani: raddoppino la
loro attività negli studi e nei lavori ma sappiano anche trovare il tempo per
divertirsi, e divertirsi bene. Ma – mi diceva un amico – i giovani non fanno
nemmeno in tempo a divertirsi. Io vedo invece continuamente affollato di
giovani, i caffè, le osterie e le bettole. Formano queste il modernissimo
divertimento del secolo XX? Allora non parlo più: Fano è senza dubbio una di
quelle città che si divertono di più.
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