Storia
Fanum Fortunae e Colonia Julia Fanestris
Il territorio fanese ha restituito reperti preistorici e
protostorici (dal paleolitico all’età del ferro) che testimoniano la presenza di
insediamenti preromani. L’abitato di Fano tuttavia si sarebbe sviluppato in
seguito attorno al tempio della Fortuna, quel Fanum Fortunae al quale si fa
risalire anche il nome della città. Al tempo dell’imperatore Cesare
Ottaviano Augusto, Fano si chiamava Colonia Julia Fanestris e il suo disegno
urbano era formato da un reticolato di cardi e decumani ancora oggi chiaramente
leggibile. Il noto “cippo graccano”, ritrovato nel 1738 in località San
Cesareo, testimonia che l’ager publicus fanese aveva già subito una prima
suddivisione all’epoca delle leggi agrarie presentate dal Tribuno Sempronio
Gracco (133 a.C.). Fu l’imperatore romano Augusto a far cingere la città con
mura maestose, le stesse ancora parzialmente conservate con i relativi torrioni
e con la monumentale porta a tre fornici (il noto “Arco d’Augusto”) che dava e
dà accesso all’antico decumano classico. Fu invece Marco Vitruvio Pollione a
far costruire la Basilica (con annesso Augusteo e Tribunale) che innalzava le
proprie strutture su un lato del foro, dirimpetto al Tempio di Giove, e che fu
per alcuni secoli il luogo di incontro e contrattazione di coloni e mercanti,
fino ai tempi dell’imperatore Aureliano, quando le legioni romane fecero strage
presso l’ormai storico fiume Metauro degli invasori Jutungi (271 d.C.) e anche
dopo fino all’editto di Costantino (313 d.C.) allorché il credo cristiano trovò
in San Paterniano (275-360 circa) il suo più fervido predicatore e primo vescovo
certo della città. Duecento anni dopo (558 d.C.) tutto fu distrutto a causa
delle lotte tra i Goti di Vitige e le milizie del generale Bizantino
Belisario.
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