Storia
I programmi urbanistici indicati nel primo piano regolatore del
1886-89 rimasero a lungo irrealizzati a causa della prolungata mancanza di
industrie e il prevalere di un’agricoltura ancorata al sistema mezzadrile. Le
aree di espansione evidenziate dal piano regolatore a sud e a ovest del centro
storico sarebbero servite per i nuovo quartieri residenziali solo nel primo
quarantennio del Novecento. Intanto, però, a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento, la doppia schiera di basse casette dei pescatori aveva finito
con il dare un volto nuovo e un ruolo diverso al vecchio porto-canale,
gradualmente ampliato con nuovo bacini nel nostro secolo e dotato di adeguate
attrezzature per l’attività della pesca, ancora oggi componente fondamentale
dello sviluppo economico fanese, non meno importante della componente
turistico-balneare. Anche questa d’altronde con radici lontane se si tiene conto
che già nell’ultimo ventennio del secolo XIX il neonato Stabilimento Balneario,
più volte ampliato e abbellito fino alla sua recente demolizione, aveva reso
Fano il luogo di villeggiatura estiva di una fedele clientela d’elite, facendo
crescere attorno a sé le prime ville e pensioni del quartiere Sassonia e poi di
tutti gli oltre venti chilometri di costa. Va comunque ricordato il
pesantissimo bilancio dei danni bellici subiti dalla città nel 1944 ad opera
dell’aviazione angloamericana a cui va aggiunta l’abbattimento vandalico di
torri e campanili, diroccati a mine dalle truppe tedesche in ritirata. Solo a
partire dagli anni del secondo dopoguerra, la rilevante crescita della
popolazione immigrata dai centri minori dell’entroterra ha fatto sfociare lo
sviluppo urbanistico di Fano per un raggio di alcuni chilometri.
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