Storia
Sant'Ippolito: Età Risorgimentale
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L’abbondanza di cave di pietra arenaria nel territorio di
Sant’Ippolito favorì la nascita di una fitta rete di botteghe artigiane con
scalpellini altamente qualificati al servizio di un mercato di gran lunga
sovracomunale. Nella seconda metà del ‘700, il conte Giuliano Tenaglia così
parlava di Sant’Ippolito: “Questo castello è specialmente stimato per le sue
pietre e cave sotterranee, e specialmente di pietra di gesso nominata”. Nel
1770, Andrea Ascani, uno dei più importanti scalpellini-artisti-imprenditori di
Sant’Ippolito, si vantava del grande successo dovuto all’alta professionalità
raggiunta “Le mie opere le decantano per tutta la Marca ed in moltissime altre
città” assicurato dal lavoro di tanti collaboratori “da circa 18 anni sono in
mia bottega di continuo 35 uomini”. Nelle botteghe artigiane settecentesche
si lavoravano molto, sotto forma di impellicciatura, anche i marmi provenienti
dai colli Euganei. Fu grazie alla presenza di “circa 20 officine nelle quali
travagliavano gli artieri nei lavori di marmo” che nel 1853 venne scelto di far
passare proprio per Sant’Ippolito il tracciato della strada provinciale che
doveva unire le valli del Metauro e del Cesano.
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