Fano
Del tardo gotico internazionale, in contrapposizione
quasi con la nascente arte rinascimentale, fu mediatrice in Fano la politica di
Pandolfo III Malatesti, signore anche di Bergamo e di Brescia, nonché
proprietario di un’elegante dimora a Venezia.
E proprio da Venezia, venne a Fano Maestro Filippo
di Domenico per scolpire il monumentale complesso della Tomba di Paola Bianca
Malatesti e per fornire colonne e colonnette del Palazzo malatestiano le cui
bellissime bifore in cotto si rifanno palesemente a modelli lombardi, tipici
della corte viscontea milanese.
Un altro veneto, Michele Giambono dipinse il
prezioso politico della Madonna della Rosa: testimonianza tra le più
significative dei rapporti intercorsi fra le scuole pittoriche marchigiane e gli
artisti delle regioni settentrionali e dell’oltresponda adriatico.
Solo nella seconda metà del quattrocento,
anticipando la politica culturale della corte montefeltresca urbinate, era
bastata la morte di Pandolfo III e l’avvento di Sigismondo perché mutassero
gusti e indirizzi.
In tal senso è emblematica la Tomba di
Pandolfo III già pienamente rinascimentale che, realizzata a trentatré anni
dalla morte del padre, Sigismondo commissionò quasi certamente a Leon Battista
Alberti.
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